Appunti di fantazoologia… il Dahu è in via di estinzione?
Bestiario Alpino e riflessioni semiserie ...

Testi raccolti da Giovanni Busato


“..salviamo il Dahu prima che sia troppo tardi..” titolava Marcel S. Jacquat (biologo e conservatore del Museo di Storia Naturale di La Chaux – Giura Svizzero) in un curioso articolo che dà lo spunto per parlare di questo animale che meglio di tutti gli altri si è adattato alla marcia a mezza costa in montagna.


(scultura di G. Bersezio – Courmayeur)


Le cause della sua riduzione rimangono ignote ma l'incredulità e lo scetticismo sono certamente fra i colpevoli principali. Solo pochi uomini dall'animo puro hanno potuto avvicinare il mitico Dahu...
Le gambe a valle più lunghe delle gambe a monte gli consentono una eccezionale stabilità sui pendii ripidi; Il Dahu è un animale estremamente timido che vive su tutto l’arco alpino, Il suo aspetto ricorda un incrocio tra un tasso ed una capra ma anche tra un camoscio e una volpe….insomma, ogni alpinista, ogni cacciatore delle Alpi ne ha creato uno proprio, ecco perché l’animale ha assunto nel tempo tante forme diverse.

Ma perché salvare il Dahu?, tra tutte le specie in pericolo? perché salvare il Dahu significa salvare il sogno, permettersi una fantasia, fare un gioco per un gioco; tutte cose che l’attuale modo di vivere urbano non autorizza quasi più.
Le origini del Dahu si perdono nella notte dei tempi; le pitture rupestri di Julma-Olkky in Finlandia ci mostrano un cacciatore che insegue un mammifero dalle zampe asimmetriche; altre storie di cacciatori e naturalisti dei secoli passati descrivono avvistamenti di animali dalle forme strane come Johannes di Sacromonto che riporta..”le gambe a valle sono più lunghe di quelle a monte.. e va camminando per montagne e ghiacciai..”; per non dire degli animali misteriosi dei capitelli delle cattedrali o delle tele di Jerome Bosch.
I tibetani consideravano i dahu come esseri malefici e li ritenevano responsabili della scomparsa di numerosi bambini. Un affresco maya ci racconta che il Dio Soleil, dopo il suo ciclo giornaliero nel cielo, cadeva dall'altro lato della terra nel Regno delle Ombre. Di là, solo un dahu poteva fargli attraversare le Montagne della Notte per rinascere, l'indomani mattina, all'altra estremità della terra. All'alba, il Dio Soleil poteva spargere di nuovo caldi raggi sul mondo dei maya.
Si trovano anche delle rappresentazioni di dahu su certe incisioni della valle delle Meraviglie (Mercantour). in effetti, è molto probabile che abbiate osservato già un dahu ma che il vostro raziocinio abbia messo da parte l’immagine…



(il Dahu di notte…J.C. Schwerzer)



Anche il nome nel tempo ha subito cambiamenti a seconda delle località e dei momenti storici, così la forma più comune Dahu trova anche altre alternative nel Dahut oppure nel Daru o Darou (Francia), nel Dairi (Svizzera), il Dari ecc.

La sua asimmetria ci permette di distinguerne due tipi principali: il Dahutus Montanus Levogyrus, che avendo le zampe più lunghe sul lato destro può spostarsi unicamente in senso antiorario e il Dahutus Montanus Dextrogyrus che, al contrario, può camminare sui pendii che girano verso destra.
La presenza del Dahu in zone vulcaniche autorizza l’individuazione di un terzo tipo: il Dahutus Montanus Circolaris: questa sottospecie, vivendo in aree vulcaniche, spesso si addentra all’interno di un cratere spento, e questo provoca evidentemente una inversione del senso di marcia.
Continuando ad entrare e ad uscire dal cratere il Dahu potrebbe iniziare a percorrere solo il bordo del cratere e da qui, le creste delle montagne lungo il loro “filo”, sviluppando una nuova asimmetria degli altri anteriori e posteriori (zampe davanti una lunga e una corta e dietro: il contrario!)
Ecco una nuova sottospecie che qualcuno potrebbe studiare più approfonditamente (attendo osservazioni in merito)


(Dahu…scheletro)

Alcuni insigni studiosi affermano che quando gli uccelli e i mammiferi diversero, i Dahu tirarono dritti, conservando zampe e pelo care ai mammiferi ma riproducendosi deponendo uova (care agli uccelli) in crepacci e cenge rocciose!!
Troverebbe così qualche fondamento il commercio di uova di camoscio ai turisti creduloni che avrebbe come oggetto, in realtà, uova di Dahu, che spesso, visto da lontano passando con la cabinovia, viene scambiato per un camoscio!
Tuttavia la teoria più accreditata sulla riproduzione del dahu sostiene che nella stagione degli amori, in inverno, il Dahu maschio che avverta la presenza di una femmina è capace di percorrere decine di chilometri per incontrarla, tuttavia quando si trovano l’uno di fronte all’altra sorge un problema difficilmente sormontabile, avendo le zampe più corte poggiate sullo stesso fianco della montagna, l’accoppiamento risulta oltremodo funanbolico.
Ecco perché la riproduzione del dahu avviene soprattutto per trasmissione orale negli ambienti di alpinisti, cacciatori, naturalisti ecc.
Tuttavia ciò non garantisce la sopravvivenza della specie, in pericolo di estinzione a causa dei cambiamenti nei nostri comportamenti culturali.
Se un giorno vi si propone una caccia al dahu, sappiate che basta mettersi dietro l'animale e fischiare forte per costringerlo (curioso com’è) a girarsi per vedere chi è: si troverà allora nella precaria posizione senza appoggi a valle, ruzzolando così sul pendio!
Altri cacciatori sostengono che il periodo migliore è quello invernale, quando il dahu è costretto ad uscire dalla tana per non morir di freddo; allora è molto facile riuscire ad infilarlo in un sacco (a patto che riusciate a sopravvivere per ore fuori dalla tana!).
I musei di storia naturale non dispongono di resti di dahu, nonostante siano disponibili a pagarli profumatamente, questo perché alla cattura segue sempre un lauto pasto conviviale, dove del dahu catturato non rimangono che ricordi di storie di caccia e avvistamenti..

Molte altre sono le particolarità di questo animale che si riproduce nei rifugi, nei bivacchi degli alpinisti e nella veglia dei cacciatori in attesa dell’alba, ogni volta nascendo in forme nuove o con nuove caratteristiche.

..Salviamo il Dahu prima che sia troppo tardi…
è un appello a rivedere la montagna con occhi diversi,
un libro di storie dove ognuno scrive la propria, la più bella,
non necessariamente vera…


Bibliografia: (perché siamo in buona compagnia)

“on a retrouvè le dahut” in Alpirando n.184, febbraio 1995 – ALIBERT E.
“Hunting the dahut: a french folk custom” Journal of Amica Folclore (1945) CHARTOIS J.
“Le code genetique du Dahu” Science et vie n.703, aprile 1976 – FERRARA J.
« Daru in Romania » Parigi 1920 – HORNING A.
“Le Dahu – Monographie” La Chaux de Fonds, 1995 – JACQUAT M.S.
- svariati siti internet alla voce Dahu